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Questo libro mi è stato prestato da una amica. ...Ti ringrazio.
Primo Levi fu un sopravvivente del campo di concentramento di Auschwitz. Fu deportato nel 1944, quando aveva 22 o 24 anni. Il governo tedesco aveva bisogno di manodopera dopo tre anni di guerra e questo fatto permetteva che i prigionieri potessero allungare la vita media prima di essere uccisi. Le probabilità di sopravvivenza erano superiori che se fosse stato deportato prima (questo fatto e la fine prossima della guerra).
I fatti che vengono descritti sono solo quelli che Primo Levi ha vissuto in prima persona. Quì non si parla di quello che altri hanno spiegato o delle cose che sono state conosciute anni dopo.
Il macchinario nazista degradò agli ebrei a semplici animali, a un gregge di uomini ai quali trattavano allo stesso modo. La propria persona viene degradata a sè stessa a un livello che lo fa comportarsi talvolta senza umanità. I propri oggeti personali erano sottratti fra i prorpi prigionieri, fra loro si barattavano utili tali come cucchiai, pettini, unto per le scarpe (le SS volevano sempre le scarpe lucenti), le razioni di zuppa... Ma si faceva questo non per altro che le terribili condizioni in cui si trovavano gli ebrei nei Lager (i campi di concentramento).
Ci descrive come vivevano, tutte le mancanze che dovevano sopportare e subire, l'organizzazione del lavoro in Lager, come erano le stanze... A volte vediamo un dormitorio di un Lager-museo, attualmente, in una qualsiassi visita turistica, ma non possiamo immaginare in realtà cosa succedeva lí; molte volte ci mostrano un cuccetta in un angolo della stanza e pensiamo "quì dormivano gli ebrei del Lager; doveva stare tutto sporco..." Ma dobbiamo immaginare che erano cuccette di due tre livelli, in ciascuna dormivano tre quattro persone (al primo sguardo, sarebbe un letto per una persona), non potevano stare tutti insieme nella stanza (non c'era abbastanza posto libero tra le cuccette), cioè non potevano stare tutti in piedi allo stesso tempo,... Inoltre, era sporco, certo.
Si dormiva nonostante... E anche si sognava, e tra i sogni, uno che sognavano tutti era che stavano nella sua casa, con la sua famiglia e amici, e spiegavano le condizioni di lavoro e di vita in Lager e al poco tempo gli ascoltatori iniziavano a conversare tra di loro di quotidianità o abbandonavano la stanza e se ne andavano... Loro sognavano che quelli di fuori non volevano sentire niente... Anche sognavano che mangiavano, o che erano sul punto di mangiare e non potevano farlo...
La fame, la fame sempre era lì... Fame, inverno, stanchezza, dice Primo Levi, sono parole libere, hanno un significato concretto in un mondo libero e vogliono dire cose diverse di quello che si sente in Lager. Si parla di fame, di freddo, di stanchezza, ma solo perché non ci sono parole pertinenti, adeguate,... La stanchezza di quelli di fuori non c'entra con la stanchezza di quà, nè il freddo, nè la fame, nè niente...
E poi le selezioni, nessuno glielo aveva accertato, ma tutti lo sapevano... "Loro" venivano, selezionavano, dopo la selezione passavano dei giorni, non succedeva niente, ai selezionati corrispondeva razione doppia di zuppa,... e un giorno i selezionati non c'erano più...
"Ché cosa è quel fuoco?
Siamo noi che bruciamo"
(non ci sono le parole...)
WSTAWAC!
Era la parola che ordinava alzarsi, all'ora della sveglia.
...ma tutti erano svegli un po' prima.
I Lager nazisti non erano carceri, non volevano che tu fossi privo di libertà, che punissi un delitto, un reato,... Il suo unico scopo era lo sterminio, semplicemente.
podi-.